martedì 30 novembre 2010

Miglioriamo.. anche grazie agli esempi che scegliamo di seguire

Amo correre, amo lo sport e l'attività fisica e ho iniziato a girare per il web e cercare vari video.
E come spesso accade, per puro caso mi imbatto in un video che di "sportivo" non ha niente, ma che ha TUTTO di ciò che realmente conta.


Per chi non lo sapesse L'IRONMAN è una competizione sportiva che si tiene regolarmente  ed è così composta : 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta,42,195 km di corsa.
Le tre gare vengono disputate una di seguito all'altra andando così a creare un'unica competizione.
Per affrontare l'ironman è necessario avere un ottimo allenamento, una grande determinazione e una forte motivazione.


Credo fermamente che video come questi siano il chiaro e limpido esempio di quanto l'amore sia la forza più grande e potente che possediamo... soprattutto se è amore di un genitore verso un figlio.


Personalmente sono queste le notizie che vorrei sentire al mattino quando accendo tv o radio e ascolto i telegiornali... il mondo è pieno di storie come queste. Di esempi come questi, di eroi come questi.


Se ogni telegiornale eliminasse dalla propria scaletta la rubrica dedicata all'ultimo gossip dell'ultimo dei concorrenti del grande fratello e dedicasse invece 2 minuti a raccontare queste storie... bhe, penso francamente che sarebbe un piccolo passo verso una società migliore.
 Perchè sarebbe fatta di persone che si concentrano su storie importanti, su eventi significativi, su valori veri. 
E non è vero che tutti gli italiani vogliono vedere il gossip! Proviamoci almeno.
Io lo faccio.


Godetevi questo meraviglioso video.




domenica 28 novembre 2010

Sette fonti di stress (parte terza)

Per leggere questo articolo leggere prima:

Dunque.. eravamo rimasti al nostro individuo A "duro e puro".
Bisogna fare una distinzione fondamentale tra l'individuo A e quello che in Inglese viene definito workaholic (letteralmente : alcolizzato di lavoro).
L'individuo A non riesce ad avere del tempo interamente dedicato a se stesso senza pensare o parlare di lavoro.
Addirittura si vanta di non andare in vacanza da molti anni, trascorre il tempo con la propria famiglia attaccato al telefono o al computer a lavorare. Vive nell'incapacità di "staccare la spina".

L'individuo A ripete spesso la parola "devo, devo, devo". Ha quindi un "locus" di controllo esterno. Non percepisce il controllo su ciò che fa, sul suo lavoro. Lo svolge perchè altri si aspettano che lui lo faccia.
L'individuo Workaholic al contrario, lavorano per obiettivi personali, traguardi e soddisfazioni ben determinati. 
Svolgono il loro lavoro con piacere.
Lavorano anche 10, 11, 12 ore al giorno per 7 giorni alla settimana ma sono in grado di staccarsi totalmente dal lavoro per il week-end o per una vacanza in famiglia. 

Hanno una personalità positiva e spesso coinvolgente.
Realizzano le loro capacità e sviluppano il proprio talento facendo cose che per loro sono importanti.
Non provano sentimenti negativi quali rabbia, ostilità, risentimento.
La differenza sostanziale tra Workaholic e Tipo A è il piacere che ricavano dal proprio lavoro. 

E tu? in quale dei due ti riconosci?

La tua salute potrebbe dipendere dall'accuratezza della risposta.. 

mercoledì 17 novembre 2010

LE SETTE FONTI DI STRESS (Parte seconda)

Post di proseguimento al post LE SETTE FONTI DI STRESS.
Eravamo arrivati alla finte di stress numero 3.
Passiamo al 4° punto:
  • Paura del fallimento
Chi non ha mai fatto il pensiero: "Non ci riesco". La paura di fallire è una reazione condizionata e si apprende fin da piccoli.
Se gestita in maniera produttiva ci permette di essere prudenti, di compiere scelte valutandone anche i rischi. Ma se ne siamo sopraffatti si trasforma in un grande ostacolo verso la nostra realizzazione.
Come fare per superarla?
Innanzitutto prendendo coscienza del fatto che il fallimento non è mai definitivo. E' un'opportunità per imparare le lezioni che ci servono per avere successo. 
T.Watson (fondatore dell'IBM) diceva: "Volete avere successo? Raddoppiate il vostro tasso di insuccessi! Il successo sta dall'altro lato del fallimento". 
Se impariamo a cogliere una lezione importante dai risultati che non vogliamo allora il fallimento può trasformarsi in una chiave di successo; Il vero fallimento avviene nel momento in cui scegliamo di non imparare nulla.
Nella mia vita ho riscontrato che su di me la paura di non riuscire è inversamente proporzionale alla voglia di ottenere quel determinato risultato.
Una volta capito questo, ogni volta che sento il pensiero "Non ce la faccio" che riaffiora, concentro tutte le mie attenzioni su ciò che voglio, sul perchè lo voglio e visualizzo chiaramente nella mia mente me stesso mentre raggiungo l'obiettivo. Cosa accadrà?Come mi sentirò? chi sarà li con me?
Ho utilizzato molto questa tecnica quando, circa 3 anni fa, avevo in mente un progetto lavorativo potenzialmente molto redditizio ma molto impegnativo e di complessa realizzazione. Però ci credevo moltissimo. Sentivo che realizzare quell'obiettivo avrebbe incrementato molti aspetti della mia vita: il mio lavoro, le mie finanze, il mio benessere mentale..
Non è stata una passeggiata. Ho dovuto affrontare molti ostacoli e spesso, soprattutto all'inizio, pensavo di non farcela. 
Però la voglia di avere successo era molto più grande e concentrandomi su questi pensieri positivi ho raggiunto il traguardo più velocemente del previsto.. Il potere del focus.

  • Il RIFIUTO
Avete mai conosciuto delle persone che cercano costantemente l'approvazione degli altri qualsiasi cosa facciano? E che sono letteralmente terrorizzati dal non riceverla?

Due cardiologi di San Francisco (dott. Rosenman e dott. FriedMan), hanno definito questo comportamento come "comportamento di tipo A" (Type A Behavior and Your Heart è il nome della loro pubblicazione riconosciuta in ambito medico come fonte autorevole sulla correlazione tra malattie cardiache e emozioni).

Esistono individui A a più livelli, dal più lieve al più "grave". Il livello più estremo statisticamente è più soggetto a contrarre malattie cardiache mortali e  rischia di arrivare a soffrire di disturbi psichici.

Il tipo A si sente costantemente sotto pressione, sente di avere troppe cose da fare e sempre con meno tempo a disposizione. La sua vita lavorativa è sempre un a corsa al successo, ma non in modo sano. 
Per quanto in alto possa arrivare non si sente mai soddisfatto e appagato. Sono letteralmente ossessionati dal rendimento e non si prefiggono standard misurabili (perchè vorrebbe dire che una volta raggiunto il risultato potrebbero rilassarsi).
I tipi A hanno molto a cuore le "cose" più che le persone. Lavorano costantemente accumulando più denaro, più premi, più successi, più pubblicazioni...infatti tendono a misurare il proprio valore mediante ciò che possono letteralmente "contare".
Portano il lavoro a casa, sono ossessionati dall'opinione del "capo"e cercano sempre la sua approvazione. Generalmente sono aggressivi e ostili nei confronti dei loro colleghi con cui si sentono sempre in competizione per ricevere le lodi del "capoufficio". Sono spesso arrabbiati, irritabili e scontrosi. Alcune aziende assumono di proposito persone con le seguenti caratteristiche perchè consapevoli che la loro produttività e dedizione al lavoro è maggiore di molti altri. Essi infatti producono moltissimo fino al momento in cui non sono "logorati" dallo stress accumulato e spesso e volentieri si ammalano e contraggono patologie cardiache.
Se vi riconoscete in maniera più o meno lieve nella descrizione fermatevi un attimo a riflettere. Forse avete perso il controllo. Forse questo minuto passato a leggere potrebbe salvarvi la vita.

L'unico modo che avete per combattere questa "sindrome" è DECIDERE davvero di voler cambiare. Non avete altro modo. Dovete scegliere. Altrimenti potete tranquillamente chiudere questa pagina e tornare al vostro lavoro massacrante fino a che non vi verrà un infarto sapendo perfettamente che non sarete MAI felici. 



Alcuni studi evidenziano che questo comportamento può essere ricollegato ad un rapporto conflittuale con il proprio padre.
La figura del padre viene identificata nel "capoufficio" che ne diventa una sorta di surrogato. 
Ecco spiegata la continua ricerca di approvazione e di lodi. 

Partendo dal presupposto che qualsiasi individuo, per stare bene, deve essere in "pace" con le proprie radici (i genitori) allora forse sarebbe il caso di riflettere riguardo al rapporto che abbiamo con loro.

Il comportamento di tipo A non va certo confuso con l'individuo definito: WORKAHOLIC.
Essi hanno una differenza di fondo fondamentale:
continua...

lunedì 15 novembre 2010

IL DONO DI NATALE DI YOUR TRAINERS GROUP

Ho scelto di pubblicare questo post perchè il titolo del Blog è "Miglioriamo!" e penso francamente che il miglioramento parta soprattutto da noi e dal contributo che possiamo dare per migliorare appunto la realtà che ci circonda.
Dovete sapere che in Italia sono molte le aziende che si occupano di Beneficenza ma nessuna (almeno che io sappia) lo fa in un modo così "umano", così bello e così coinvolgente come l'azienda Your Trainers Group.
Partiamo dall'inizio: come vi ho già detto, vivo e lavoro a Torino, ho la fortuna di avere molti amici che come me si interessano alla formazione e alla crescita personale e tra di noi cerchiamo sempre di tenerci aggiornati sulle novità e i progressi in questo campo.
All'inizio di Novembre una mia cara amica mi ha invitato ad una giornata di formazione il cui ricavato sarebbe stato devoluto interamente in beneficenza per portare avanti un progetto creato da un'azienda di formazione con varie sedi in Italia, Torino compresa: La Your Trainers Group.
Questo progetto ha il nome di "Il dono di Natale". Come funziona: Ogni anno in tutte le città in cui l'azienda ha una sede vengono fatte delle giornate di formazione a costo minimo: 25€ a persona. La giornata è dedicata al Benessere personale, è molto interessante, divertente e profonda. La giornata a cui ho partecipato io era tenuta dal fondatore dell'azienda Luca Lorenzoni, una persona davvero straordinaria, con grandi doti  comunicative, dall'entusiasmo contagioso.
Verso la fine della giornata Luca ci spiega in che modo le nostre donazioni saranno "devolute": intorno al 18 di Dicembre, lui e tutti ragazzi che collaborano con lui si recano in un grande Ipermercato all'ingrosso (La Metro), si dividono a coppie, ognuna con un carrello, e comprano beni di prima necessità per l'ammontare della cifra raccolta durante l'anno. Una parte della cifra viene tenuta da parte per essere poi divisa in diverse buste (ma questo lo vediamo dopo). Una volta fatta la "spesa", tutti insieme si recano nell'ufficio dell'azienda e iniziano a smistare equamente i vari prodotti (dal bagnoschiuma al parmigiano) in diversi scatoloni. Ogni scatolone contiene cose che normalmente si trovano nelle case di molti di noi, ma che per certe famiglie rappresentano un vero e proprio extra, un qualcosa che non ci si può sempre permettere... Dentro ogni pacco inoltre c'è una busta chiusa, contenente una somma in denaro.

Ogni sede di Your Trainers è in contatto con alcune parrocchie della propria città che forniscono loro i nomi delle famiglie che più di tutte sono state colpite dalla recente crisi, famiglie che non arrivano a fine mese,che hanno bisogno di sostegno e di aiuto e che spesso non lo ricevono.
A questo punto, il 20 Dicembre,Luca e i ragazzi dell'azienda partono in "missione", e a due a due, "fingendosi" dei fattorini, portano i "pacchi" alle varie famiglie, ignare di tutto.
Nessuno nomina l'azienda, nessuno si fa pubblicità. Si tratta solo di suonare il campanello, aspettare che qualcuno apra e portare il sorriso e un pò di speranza a chi a Natale, di speranza ne ha poca. E alla domanda "Ma chi è che ci manda questo regalo?" i ragazzi rispondono: "Qualcuno che ha pensato a voi".
Ero seduto sulla sedia di una sala di Hotel e avevo i brividi nel sentire questo Formatore parlare emozionato delle reazioni delle persone di fronte a quel gesto.
Poi, a tutti noi è stata fatta un'offerta impagabile: chiunque volesse partecipare a questa iniziativa era ben accetto, in qualsiasi fase della creazione. Chi volesse andare con loro a fare la spesa, chi volesse andare ad aiutarli a consegnare gli scatoloni... tutti potevano rendersi parte attiva del progetto.
A parte la mia istantanea scelta di partecipare ho riflettuto su diverse cose:
la prima è che apprezzo davvero molto la trasparenza di Your Trainers nel coinvolgere chi ha donato del denaro.
La seconda è che trovo davvero ammirevole che una società come questa, che non è un'azienda del calibro della Fiat o di una qualunque altra multinazionale, si preoccupi di fare, nel suo piccolo, della beneficenza.
La terza è che l'iniziativa, fatta in questo modo, con questo spirito e con questa passione è sicuramente la più bella a cui ho il piacere e l'onore di aderire.
Ho scelto di scrivere questo post dedicandolo a loro, innanzitutto perchè è giusto che le persone che vengono in contatto con questa azienda sappiano che hanno a che fare con gente che si preoccupa DAVVERO di cambiare la realtà di chi li circonda e renderla migliore e poi perchè penso che questa iniziativa dovrebbe essere diffusa il più possibile e spero che raccolga le adesioni da parte di chi leggerà questo post.
Per potersi mettere in contatto con loro basta andare sul sito internet, cercare la sede della propria città e aderire alla giornata che si chiama One Day. Il resto lo potrete chiedere in loco.
Un ringraziamento speciale va a Marina che mi ha fatto conoscere questa iniziativa e che come me ha scelto di aderire.


Volete sapere com'è andata la consegna dei pacchi di natale di Your Trainers?
Your Trainers Group: la consegna dei pacchi


sabato 13 novembre 2010

LE SETTE FONTI DI STRESS

Tempo fa ho letto un libro molto interessante: "Massimo Rendimento" di Brian Tracy.
Uno dei capitoli era dedicato alle sette fonti di stress che possono influire negativamente nella nostra vita.
Leggendone alcune mi sono trovato a riflettere con molta attenzione ad alcune situazioni che mi recavano stress e già solo il fatto di rifletterci su mi ha permesso di ridimensionarle e finalmente di  affrontarle.
Ho deciso quindi di creare questa pagina riportando quello che ho capito e interiorizzato leggendo il libro che vi consiglio vivamente.

  • Preoccupazione:
Statisticamente le persone si preoccupano nella loro vita di molte cose: nel 40% di cose che poi non avvengono, nel 30% di avvenimenti legati al passato che non possono in alcun modo essere modificati, nel 12% di questioni ipotetiche di malattia che poi si rivelano infondate, nel 10% di ansie rispetto a questioni irrilevanti. Il rimanente 8% delle nostre preoccupazioni sono per il 4% cose che sono fuori dalla nostra sfera di influenza e solo il 4% invece sono questioni che possiamo in qualche modo cambiare. Interessanti percentuali eh?
Purtroppo però Pre-occuparsi nella vita genera molto stress che può intaccare la serenità e di conseguenza i rapporti che abbiamo con le persone che amiamo. Cosa possiamo fare allora?

  • Un metodo suggerito nel libro che ho trovato molto utile è questo: 
  • il primo passo è di definire chiaramente la situazione che genera stress mettendola per iscritto. 
  • Stabilire la peggiore conseguenza in assoluto che potrebbe accadere a causa di questa situazione.A me è addiruttura capitato di fermarmi a questo punto perchè mi sono reso conto che "la cosa peggiore che poteva capitare" era assolutamente affrontabile oppure era praticamente impossibile che si verificasse.
  • Accettarla: forse questo è il passaggio più complicato per alcuni. Accettare significa semplicemente prendere coscienza di ciò che potrebbe accadere e essere disposti ad accettarlo. E magari rendersi conto che in ogni caso siamo in grado di uscire da questa situazione a testa alta e senza un graffio. Nel momento in cui "accetti" tutto quello che potrebbe succedere non hai più nulla di cui preoccuparti.
  • Agire: una volta definita la situazione, stabilite quali sono le AZIONI concrete che potete fare per risolverla e agite. Agite, agite , agite. Basta pensare al problema. Lasciate spazio alla soluzione.

  • Obiettivi e priorità:
Molte persone si sentono insoddisfatte rispetto al proprio lavoro perchè non sentono di avere uno "scopo" preciso e definito. Sono un pò come delle barche in mezzo al mare che continuano a navigare senza avere una meta. Non hanno Obiettivi su cui concentrare le proprie attenzioni. La conseguenza è lo stress, la negatività, una cattiva gestione del tempo. Anni fa, quando ho iniziato un nuovo lavoro ho sperimentato in prima persona questa sensazione. Avevo tante cose da fare, non mi sentivo preparato al 100% per farle, non riuscivo a vedere con chiarezza il Perchè le stavo facendo. Il risultato è stato che mi organizzavo male, non riuscivo a stabilire una scala di priorità tra i compiti da svolgere e alla fine del mese arrivavo con l'acqua alla gola, tante scadenze e poche cose fatte. 

La mia soluzione? Ho preso carta e penna ho scritto su un foglio gli obiettivi del mese. Una volta stilati gli obiettivi ho scritto quello che dovevo fare per raggiungerli. Ho praticamente stilato un Progetto per realizzarli. E indovinate? Magicamente la situazione è cambiata radicalmente. Avevo finalmente uno scopo, un motivo per svolgere i miei compiti. Se vi sembra banale provateci!

  • Incompiutezza:
Mi ricollego al punto precedente. Quando iniziamo qualcosa di importante per noi o per il nostro lavoro se non lo portiamo a termine come ci sentiamo?
Sempre in quel periodo "buio", quando non avevo ancora capito come organizzarmi, mi capitava spesso di iniziare un nuovo progetto senza poi portarlo a termine a causa di altre incombenze che si accavallavano l'una sull'altra. Era una sensazione tremenda. Mi sentivo "schiacciare" dal peso di quell'azione incompiuta, di quel progetto lasciato a metà. La Procrastinazione è una vera malattia. Ma c'è una buona notizia ! Si può curare!
Quando ho iniziato la mia "risalita" ho iniziato a lavorare molto sull'autodisciplina. Se cominciavo qualcosa, mi imponevo di portarlo a termine. Non c'erano scuse, non c'era "poco tempo", niente di niente. Mi ripetevo: "se hai voluto iniziarlo allora lo vorrai finire". Questo insegnamento mi è stato utile in tanti ambiti della mia vita. Essere in grado di rispettare gli obiettivi che ci si pone è una qualità senza prezzo. Ho fatto tesoro di quello che ho imparato in quel momento della mia vita e cerco di trasmetterlo ogni giorno anche ai miei figli.


domenica 7 novembre 2010

IL POTERE DELL'AMICIZIA

Proprio in questi giorni mi sono dedicato completamente a mettere ordine nel mio ufficio. Trattandosi di un ufficio abbastanza grande ho deciso di dedicare sia sabato che domenica per godere della tranquillità garantitami dal week-end e procedere finalmente ad una pulizia molto approfondita. Sabato mattina sono partito da casa armato di tuta da ginnastica e tanta buona volontà e mi sono messo al lavoro fino alle sette di sera con una breve pausa per uno spuntino. Per non essere distratto ho lasciato a casa il telefono e haimè, ho dimenticato la mia fedelissima cassa portatile per l'i-pod e non ho potuto godere della compagnia della musica. Il secondo giorno verso metà pomeriggio ho cominciato a sentire il "peso" della solitudine. Niente telefonate, niente domande, niente risposte.. sarà anche che avendo due bambini di 4 e 6 anni che circolano per casa è piuttosto difficile godere di momenti di assoluto silenzio (a parte forse alle tre del mattino). Ho cominciato a interrogarmi su quanto la mancanza di rapporti sociali possa influire nella vita di ogni individuo e appena tornato a casa ho cominciato ad informarmi e ho scoperto che:
Statisticamente le persone che vivono, o si sentono in solitudine sono più soggetti alle malattie rispetto a coloro che coltivano legami sociali.
La solitudine inoltre, può arrivare a creare scompensi fisici come alterare le funzioni cardiache, i ritmi del sonno o abbassare le difese immunitarie.
Scientificamente parlando, una ricerca dell'Università della California ha dimostrato che le aree del cervello coinvolte in uno stato di sofferenza prodotta da solitudine o emarginazione, sono le stesse che vengono coinvolte in caso di dolore fisico.
La salute fisica di un individuo non può prescindere dal suo benessere sociale e psichico.

Uno studio compiuto dalla Brigham  Young University ha dimostrato che le relazioni umane non solo migliorano la qualità della vita... ma allungano le nostre prospettive di sopravvivenza del 50%!(la ricerca è pubblicata sulla rivista Plos Medicine in questo link)
I rapporti sociali vengono paragonati a fattori che influenzano la nostra longevità come: attività fisica, fumo, alcool e obesità.
Nel paragonare i vari fattori gli scienziati sono arrivati a stilare una vera e propria lista.
Avere poche amicizie o non averne affatto risulta dannoso quanto fumare 15 sigarette al giorno o essere alcolizzati.
E' addirittura due volte più nocivo dell'obesità.
Inoltre, avere molti amici, ci sostiene anche da un punto di vista pratico. Infatti saranno molte le persone che si preoccuperanno del nostro benessere, della qualità della nostra vita, della nostra salute e della nostra sfera emotiva ed emozionale. Saranno molte le persone che saranno presenti nel momento in cui avremo bisogno di sostegno o di aiuto.
L'amicizia è un vero dono della vita e va coltivata e onorata ogni giorno. Dopotutto, lo dice anche il detto: "Chi trova un amico trova un tesoro"